Documento per l'Assemblea del PD di sabato 11/05/2013

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Documento per l'Assemblea del PD di sabato 11/05/2013

il mio pensiero
Pubblicato da Mario Cappellotto in Politica · 8 Maggio 2013

Questo è un documento che ho già inviato a titolo personale all'assemblea del PD che si svolgerà Sabato 11/05/2013, ma che potrò  reinviare qualora si aggiungesse qualche firma.
Il mio pensiero varrà meno del due da picche, e certamente questo scritto non sortirà, ovviamente, nessun effetto. Ma non per questo mi esento dal comunicare il mio stato d'animo e intendo condividerlo con quanti potrebbero trovarsi eventualmente d'accordo. E anche con coloro che la pensassero in modo diverso e avranno ospitalità per poter dire la loro.
Qualsiasi cosa succederà sabato, quantomeno io potrò dire di averci provato e di non essermi lasciato scivolare addosso gli eventi ritenendo tutto ineluttabile.
Atteggiamento, questo, che invece ho trovato in alcuni esponenti di vecchia data  del PD di Oderzo, ieri sera durante l'assemblea cittadina che preferiscono mettere una pietra tombale sopra a tutto, turarsi il naso e non sprecare nemmeno una parola per far conoscere il giusto dissenso verso una classe dirigente che non è stata in grado di governare il cambiamento come sarebbe stato nelle sue possibilità.

Disconoscere gli errori e tacere per pura "falsa bontà d'animo" non serve a nessuno, anzi, non rende giustizia alla giusta necessità di imparare dagli errori commessi.
Chi capitasse in queste pagine e condividendo i contenuti volesse apporre la sua firma, potrà farlo usando il form in fondo all'articolo.

Documento da inviare all'assemblea Nazionale del PD di sabato 11/05/2013

Per ripartire è necessario comprendere gli errori



  • Le decisioni prese dalla Segreteria Nazionale del PD in merito al possibile Governo e alla elezione del PdR hanno creato imbarazzo e divisioni al punto da lacerare il partito portandolo alla quasi dissoluzione.


  • La scelta di candidare Marini alla Presidenza della Repubblica è stata quanto di più deleterio si potesse immaginare. Ha creato i presupposti per spostare la politica del cambiamento per tanti mesi declamata, all’attuale politica che ci vede in un mortale abbraccio con il PDL. E’ stata una scelta operata per far piacere  a Berlusconi e non certamente all’elettorato della coalizione di centro-sinistra.


  • Il cieco orgoglio di non voler assecondare il  M5S nel votare Rodotà, uomo certamente di sinistra, per poi comunque cedere ad innumerevoli ricatti che ora stiamo subendo dal PDL, ha dato prova, qualora ne fosse ancora bisogno, della poca lungimiranza politica della classe dirigente nazionale e di quanto distante sia stata dalla base maggioritaria del PD e da quanto doveva essere fatto per il bene del Paese.


  • Pur riconoscendo che il tentativo del M5S di far votare Rodotà, aveva molto di strumentale e poco di reale convincimento politico, non possiamo non affermare che  l’unica strada perdente sotto tutti i punti di vista è stata quella intrapresa. Anche non si fosse riusciti ad eleggere Rodotà, il PD sarebbe uscito da quella sconfitta rafforzato nei suoi convincimenti e soprattutto fedele alla linea promessa ai suoi elettori.  


  • Siamo convinti che la vicenda Prodi avrebbe avuto,  in questo modo,  destini diversi e con ogni probabilità, qualora non fosse passato il nome di Rodotà,  si sarebbe limitato il numero dei 101 pusillanimi che ora ci troviamo dentro al parlamento. A tal proposito, si intende sottolineare l’enorme gravità di quella votazione e del fatto che complice un’omertà degna delle peggiori mafie, non sia venuto alla luce ancora nemmeno un solo nome.


  • Nel partito è iniziata, durante l'elezione del Presidente della Repubblica una deriva antidemocratica, che prosegue tuttora, ed ha incluso un "processo" strisciante contro le primarie chiamate come  responsabili di tutti i guai: questo non può essere accettato.


  • Questo governo, che si vuole continuare a tentare di far digerire come ineluttabile e come il minore dei mali, se è, e vuole restare tale, non deve includere, in nome della pacificazione, la rinuncia al ripristino della legalità né, tanto meno, la rinuncia o il subdolo rinvio di quegli "interventi di cui il Paese ha urgente bisogno" con i quali è stata giustificata l'innaturale alleanza. Se quelle cose, con quest'alleanza non si possono fare, è inutile tenerla in piedi. Proprio per questo la nuova legge elettorale va fatta subito (non entro 7-8 mesi), in Parlamento e non in una costituenda "Convenzione".


  • Ci preoccupano le voci sempre più insistenti che sembrerebbero dare per certa l'elezione di un nuovo segretario durante l'assemblea di sabato e che potrebbe non esserci successivamente un congresso elettivo. Se così fosse, sarebbe un ritorno all'indietro e una perdita di tutte le conquiste fatte fin qui. La rappresentatività dell'assemblea congressuale di sabato non può essere rappresentativa di tutta la base del partito che in questo momento si sente tradita e non certo rappresentata dall'attuale dirigenza rimasta così come dai soli attuali rappresentanti. Serve quindi arrivare con una reggenza provvisoria fino alla celebrazione di un nuovo congresso da farsi dopo l'estate con regole molto aperte che possano inglobare sia gli iscritti del 2012 e anche il popolo degli elettori delle primarie del 2012, ma anche i nuovi tesserati del 2013 che hanno certamente voglia di poter incidere per le scelte future di questo partito.


  • La grande apertura che abbiamo fatto per il cambiamento cercando di diventare partito rappresentativo di una democrazia partecipata non può ora implodere e ripiegarsi su sè stesso per paura di qualche infiltrato che potrebbe "contaminarne" la struttura. Oltre questo baratro in cui siamo caduti, non c'è altro che rialzarsi con ampie vedute e senza paure di contaminazioni inesistenti. Il segretario pro-tempore che uscirà dall'assemblea, dovrà avere una forte connotazione neutrale che servirà per portare il partito al congresso in modo super-partes e non potrà poi candidarsi alla segreteria del partito



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